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Appunti solitari (di ritorno da Berlino)

Così eccomi catapultato in una stanza al quinto piano di un palazzo di Roma.

Fuori una cicala ripete un ritmo regolare asfissiata dal tipico caldo romano.

Io sono disteso su un letto che sembra stretto e quasi mi soffoca. Guardo il soffitto bianco che passa le immagini della mia mente.

Ho lasciato dietro dubbi, sogni, certezze, paure. Adesso un misto di tristezza, nostalgia e felicità mi impossessa i pensieri e mi stravolge, fino a stordirmi le orecchie come un rumore insopportabile.

Ho visto volti marcati dalla vita. Ho visto il volto marcato dagli anni, dalla solitudine e dai limiti che un uomo può arrivare a sopportare. Bambini pieni di speranza, vecchi rovistare nella spazzatura cercando quello che qualcuno non gli ha mai donato.

Il viaggio e la vita; il viaggio è come l’amore, immensamente profondo ma intensamente pericoloso. È bello.

Mi lascio alle spalle un’ennesima carrellata di gente, di racconti e di bellezze.

La storia del viaggio è meravigliosa, ma per viverla bisogna essere pronti a tutto.

Il matto vuole che compri delle belle rose rosse per la mamma. Lo farò certamente, con piacere.

Poi mi chiude la porta alle spalle e ancora una volta piangiamo come bambini, ma è bellissimo. Significa che ci siamo, che abbiamo scoperto la verità, che ho da raccontare tutto ai miei figli un giorno. Ah, se ho da raccontare!

Patagonia Express pagina 118  la chiacchierata con gli amici mi confermò ancora una volta che uno è del posto in cui si sente meglio”

E si sta benissimo diamine! anche quassù al quinto piano. E non fatelo finire ‘sto viaggio.

Tutti devono raccontare qualcosa, io ho ancora tanto da ascoltare. Bisognerebbe farne un esercizio di vita.

La cicala ha improvvisamente smesso e adesso si gode un vento fresco che ci accarezza lievemente, e noi ce ne scendiamo in strada contenti di tristezza, felici di nostalgia e ricchi di sogni.

Avevo vinto un’altra volta…

Ich möchte gern eine weiss, bitte! E brindiamo al viaggio e alle genti e a Michele.

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